La scultura appartiene ad un complesso poetico in cui l'immaginario trova oggettive risonanze, proponendo una dimensione dialettica che continuamente rinnova il nostro atavico legame con la materia.
 
Quando poi la materia è "materia viva", come nel caso delle sculture di Vincenzo Chiazza, che si serve magistralmente del legno per elaborare il proprio progetto scultoreo, ecco che il rapporto tra il fruitore e l'opera si fa più diretto diventando espressione dinamica di una tensione emotiva coinvolgente.
 
E il legno, nelle sculture di Chiazza, non è il risultato di un ulteriore vitale, ma continua a mantenere saldo il proprio primigenio rapporto con la materia di cui è comunque figlio privilegiato: la natura.
 
Il lavoro dello scultore torinese, partendo da una base chiaramente realista, è giunto ad elaborare un proprio linguaggio tendente all'informale, in cui comunque vibra ancora tutta l'urgenza di affidarsi a livelli semantici privi di ogni sublimazione compositiva.
 
Nelle opere di Chiazza rintracciamo una equilibrata giusta opposizione degli elementi, che colgono le opportunità evocative dalle masse, dinamiche dirette verso una possibile orchestrazione delle tante istanze simboliche dell'autore.
 
La ricerca si articola intorno ad un progetto in cui riverberano gli echi di alcuni maestri della scultura contemporanea, ma non sono neppure assenti influenze, quasi rituali che hanno la loro origine nell'arte primitiva e preistorica.
C'è quindi un tentativo di rilanciare la potenzialità del mito primigenio della scultura a tutto tondo, intesa come medium attivamente partecipe ad un'azione quasi schematica.
 
Il superamento delle barriere formali, finisce così per contraddistinguere l'opera di Chiazza, proponendo indiscutibilmente dei valori quasi tattili, suscitando sensazioni fortissime che appunto trovano una loro origine nella matrice rituale dell'arte.
 
La ricerca dialettica esprime soprattutto una forte tensione interna, ottenuta dalla capacità dell'artista di costruire una struttura sostanzialmente dinamica, che sfrutta a fondo il "movimento" delle masse dirette verso il nucleo centrale dell'opera.
 
In effetti, da parte dello scultore è evidente una chiara volontà di "contenere" le linee dinamiche del proprio elaborato all'interno della composizione, in cui si evolve in crescendo l'evocazione poetica seguita già dal progetto iniziale.

Massimo Centini

Vincenzo Chiazza