C'è tutta la cultura mediterranea nella scultura di Chiazza. C'è tutta la tradizione della coroplastica greca romana nelle sue terrecotte.
 
Chi da più tempo segue il suo lavoro ben conosce gli straordinari "busti ritratto" nei quali il virtuosismo della fedeltà fisiognomica si accompagna alla grande capacità di cogliere, consensibile psicologismo, le caratteristiche precipue della personalità. E questo non accade solo quando Chiazza usa come modelli i famigliari, i due figli, dove quasi ovvio sarebbe il coinvolgimento appassionato e la capacità-volontà di una introspezione del soggetto.
 
Chi abbia, per fortunata circostanza potuto vedere i busti di Giovanni e Umberto Agnelli, di Giovanni Giovannini, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, o di altre personalità contemporanee, i cui volti sono stati ri-plasmati nella creta da Chiazza, certo, con stupore, avrà ammirato non solo la fedeltà iperrealistica al "soggetto", ma anche la stupefacente, quasi sensitiva resa del carattere di ognuno.
 
Siciliano di Cianciana, in provincia di Agrigento, torinese solo di adozione, Chiazza sembra avere una predisposizione innata per quella mimesis biou aristotelica che, attraverso la manipolazione demiurgica della "terra", tramuta l'imitazione della vita in arte.
 
Tuttavia, negli ultimi anni, il realismo aristotelico di Chiazza si è via via stilizzato, sintetizzandosi per astrazione in sculture dove, pur mantenendo una evidente riconoscibilità antropomorfa, la materia-bronzo, legno, gesso acquista una propria forte autonomia.
 
Come nel non finito michelangiolesco, le figure sembrano volersi liberare della immanenza, della schiavitù di una apparenza alla dura oggettività del reale, anelando invece ad una trascendenza neoplatonica delle idee.
Si afferma così un immaginario popolato da anime e archetipi indefiniti, e infiniti.
 
Per tutti questi lavori è possibile, ma inutile, proporre riferimenti a Henry Moore, Hans Arp. Chiazza non è, né vuole essere un loro epigono. Meglio guardare semmai a certa scultura preistorica, a quelle prime antichissime immagini diffuse in tutte le civiltà mediterranee che rappresentavano dee della fertilità, Veneri dalle forme mulliebri sensuali e misteriose, idoli certo, ma soprattutto idee materializzate.

Guido Curto

Vincenzo Chiazza